N° 111

 

PREDATORI NOTTURNI

 

 

1.

 

 

            Quando Joe Robertson, direttore del Daily Bugle, mi ha inviato a Las Vegas assieme a Candace Nelson per la cronaca del match tra Robert Baldini e Jake Brown sapevo che avrebbero potuto esserci dei guai ma non immaginavo che entrambi ci saremmo ritrovati nel mirino della criminalità organizzata.

            Intendiamoci, non è che non mi capiti mai. Ai vecchi tempi in cui era il capo dei capi di New York Wilson Fisk, meglio noto come Kingpin, ha ordinato di uccidermi almeno un paio di volte e pure gli scagnozzi del Gufo ci hanno provato qualche volta. Ma quello era a New York e non pensavo che una banale inchiesta su un giro di scommesse su un evento sportivo portasse a tanto.

Il mio intuito di reporter investigativo mi dice che sotto deve esserci qualcosa di più grosso, ma cosa? Mi auguro che i miei amici Devil e la Vedova Nera lo scoprano prima che sia troppo tardi.

            Mi chiamo Ben Urich e sono un reporter se c’è una verità da scoprire la leggerete sul mio giornale… se vivrò per raccontarla.

 

            La ragazza dai corti capelli biondi che indossa una tuta azzurra aderente impugna uno speciale fucile da cecchini costruito appositamente per lei e capace di colpire da distanze che per altre armi sarebbero impossibili. La ragazza potrà eseguire il suo compito senza problemi. Se e quando scopriranno da dove ha sparato, lei sarà già molto lontana.

            Attraverso il mirino telescopico può vedere la testa della vittima designata come se fosse a pochi centimetri da lei invece che lontanissima.

            Nello stesso momento in cui il suo dito si contrae per lasciar partire il colpo fatale sente un dolore improvviso ad un polso e l’arma le sfugge di mano. Non ha tempo di recriminare sul fatto che un oggetto costato svariate migliaia di dollari si sfracellerà sul selciato qualche decina di metri più sotto perché ode una voce alle sue spalle:

-Il prossimo colpo sarà molto più doloroso. Meglio se ti arrendi tranquillamente.-

            La ragazza bionda si volta di scatto. Nella sua mano sinistra stringe una Beretta 92F con cui, senza curarsi di mirare, spara verso la donna che ha parlato.

            La Vedova Nera, perché di lei si tratta, è già balzata fuori tiro ed i proiettili la mancano di parecchio. Il suo morso di vedova colpisce la ragazza alla mano strappandole un urlo di dolore.

-Ti avevo avvertita che sarebbe stato più doloroso.- le dice la Vedova avanzando verso di lei -Un altro tentativo di resistenza e ti garantisco che ti risveglierai con un gran mal di testa e senza poterti muovere per almeno una settimana, Megan.-

-Sai chi sono?- esclama la ragazza, sorpresa.

-Ti fai chiamare Megan e sei un’assassina al servizio di Wolf Dietrich, un pezzo grosso della Commissione del Maggia, ma in realtà sei sua figlia Hildegarde.-

-Sai anche questo? Mi avevano detto che eri in gamba.-

-Non sai quanto, ragazzina.-

-Come hai fatto a…-

-A trovarti? A capire qual era il tuo vero bersaglio? La prima domanda ha una risposta semplice: mi sono chiesta come avrei agito al tuo posto ed il resto è stato facile. Quanto alla seconda, Wolf Dietrich non si sarebbe scomodato per un semplice giro di scommesse su un incontro di boxe, la posta in gioco doveva essere più grossa. Ci ho ragionato su ed ho capito che Suzy Berengetti era il solo vero ostacolo ai piani del Sindacato di Chicago di rimettere piede a Las Vegas.-

-Grazie per le spiegazioni ma se permetti, non sono ancora pronta per la prigione..-

            La ragazza inarca la schiena e si tuffa all’indietro oltre il cornicione.

-No!-urla Natasha Romanoff correndo verso il bordo del tetto.

            Prima ancora di arrivarci vede la ragazza allontanarsi planando. La sua calzamaglia si è gonfiata divenendo una tuta alare che la sta portando lontano. Impossibile seguirla.

            Natasha si lascia sfuggire un’imprecazione in Russo, poi scrolla le spalle. Intanto ha impedito l’omicidio di Suzy Berengetti e non dubita che ci saranno altre occasioni per chiudere i conti con la biondina.

            Il suo pensiero va al suo compagno, come se la starà cavando Matt in questo momento? Avrà avuto più successo di lei?

 

            Sentirsi stringere il collo da una specie di garrota è una sensazione decisamente spiacevole, un bruttissimo modo di morire, ammesso che ne esistano di buoni.

            Mentre cerco di liberarmi lottando contro l’opprimente senso di soffocamento non posso non chiedermi come abbia fatto il mio aggressore ad arrivarmi alle spalle senza essere percepito dai miei supersensi. La risposta arriva con la voce di una donna.:

-Non agitarti, Devil e sarà finita in pochi secondi.-

            Conosco quella voce ed ora so come è stato possibile che lei mi arrivasse alle spalle senza che la sentissi. Non che saperlo mi aiuti molto se non mi libero alla svelta.

            Mi puntello contro l’auto che stavo esaminando e mi getto all’indietro trascinando lei con me. La sorpresa le fa allentare la presa quanto basta per permettermi di liberarmi. Faccio un'altra capriola giro su me stesso per poi ricadere in piedi e dire alla mia nemica;

-E così, Lady Bullseye, ora lavori per il Maggia?-

-Pagano bene.- è la sua risposta -Anche se confesso di essere stata più stimolata dall’idea di un nuovo scontro con te che dal compenso.-

-Immagino che dovrei sentirmi lusingato.-

            Lei non risponde e sfodera la katana poi balza verso di me. Salto all’indietro e la sua lama fende l’aria.

            Si può dire che io abbia un talento naturale per attrarre donne pericolose: Typhoid Mary, Elektra e naturalmente Lady Bullseye. Oltre alle sua indubbia bravura nelle arti marziali giapponesi Lady Bullseye ha anche un talento particolare: quello di celare il suo battito cardiaco ed il suo odore anche a sensi ipersviluppati come i miei. In questo modo è riuscita ad arrivarmi alle spalle senza che io la percepissi. E, sì: questo vuol dire che sa che sono l’avvocato cieco Matt Murdock. Sono sempre stato meno bravo di altri a tenere segreta la mia vera identità.

            Lady Bullseye mi lancia contro degli shuriken che riesco ad evitare a stento, uno mi taglia il costume. Le balzo addosso sbattendola a terra e le stringo i polsi dicendo:

-Che ne dici di rispondere a qualche domanda?-

 

 

2.

 

 

             Il posto è un locale posto oltre i limiti della Città di Las Vegas poco prima che inizi il deserto. Il suo nome è Gentlemen’s Club ma la sua clientela non è esattamente composta da gentiluomini.

            Malcolm Peterson, un piccolo allibratore, è un cliente abituale. Spesso dopo aver chiuso bottega viene qui, beve un bicchierino o due di whisky, scherza con il barista e qualche volta accompagna a casa una delle ragazze a fine lavoro e magari si trattiene da lei per la notte. Esattamente quello che ci sia aspetta da uno come lui. È un tipo simpatico con una vaga rassomiglianza con Clark Gable.[1] È il tipo che ispira simpatia e non è insolito che qualche ragazza o cliente si lascino andare ogni tanto a qualche confidenza di troppo o non stiano troppo attenti a quel che dicono mentre parlano seduti al tavolo accanto al suo. Dopotutto Mal è uno di loro non uno sbirro locale o federale. Se solo sapessero…

            La donna seduta davanti a lui in questo momento si chiama Goldie Hawthorne, è biondissima e bellissima. Indossa con disinvoltura un abito nero che sembra uscito dal film Gilda a parte che ha una scollatura da urlo. Goldie è la proprietaria del Gentleman’s e lo dirige con pugno di ferro in guanto di velluto. È una vera dura ed è per questo che Mal è sorpreso nel vedere genuina paura nei suoi occhi.

            Istintivamente si gira seguendo il suo sguardo e vede una giovane donna vestita di blu che sorseggia un cocktail seduta ad un tavolo vicino. Una ragazza di classe, troppo per un posto come questo. Spicca come una mosca sul latte. Potrebbe essere una turista in cerca di emozioni forti ma Malcolm sa che non è così. Lo sa perché l’ha riconosciuta.

-Della.- mormora.

-Sai chi è?-gli chiede Goldie non troppo sorpresa.

-Mi piace tenermi informato. Della lavora per Wolf Dietrich e risolve i problemi per lui. In modo permanente. Dalla faccia che hai direi proprio che lo sai anche tu. Non dirmi che sei un problema per Dietrich.-

-Ho fatto un favore ad un’amica di New York. Mi ha mandato una ragazza che dovevo presentare a Dietrich ma è saltato fuori che era una giornalista.[2] Non lo sapevo ma temo che a Dietrich possa non bastare.-

            La ragazza di nome Della finisce il suo drink, lascia un paio di bigliettoni sul tavolo e si alza. Nel dirigersi verso l’uscita passa accanto al loro tavolo e getta un’occhiata apparentemente distratta a Goldie e Peterson.

            Lui la lascia allontanare poi si alza.

-Che vuoi fare?- gli chiede Goldie.

-Le vado dietro con discrezione. Giusto per accertarmi che se ne vada davvero.- risponde lui

-Perché lo fai?-

            Malcolm sorride e replica:

-Diciamo che sono un inguaribile romantico: una donna in difficoltà risveglia il cavaliere senza macchia e senza paura che sonnecchia in me. Tu rimani qui e se non torno in fretta, non rientrare e a casa da sola, fatti accompagnare da qualcuno tosto.-

-Non farti ammazzare e saprò ringraziarti come meriti per quello che stai facendo per me.-

-Sono ancora troppo giovane per morire, Tranquilla.-

            Mentre si avvia a sua volta all’uscita, Peterson prende il cellulare e compone rapidamente un numero in memoria.

-Kate, sono io. Forse abbiamo un problema.-

            Dopo una breve conversazione esce all’aperto e si guarda intorno. Individua quasi subito un’auto sembra che decisamente fuori posto lì: una Lotus Elise. Deve essere quella di Della ma, visto che non è ancora andata via, lei dov’è?

            La risposta gli arriva sotto forma della canna di una pistola che si appoggia alla sua nuca mentre una voce di donna dice:

-Mi stavi seguendo, per caso?-

            Ora è lui ad essere nei guai.

 

            Lady Bullseye non mi risponde ma fa uno scatto improvviso che nelle sue intenzioni dovrebbe proiettarmi oltre la sua testa.

            Per sua sfortuna me lo aspettavo e non mollo i suoi polsi. Lo slancio ci trascina entrambi a rotolare sul pavimento. Lei riesce comunque a liberarsi una mano, afferra uno degli spilloni che le tengono fermi i capelli e tenta di colpirmi con quello. Ancora una volta riesco a bloccarle il polso e glielo torco cercando di disarmarla.

            In quel momento sento arrivare l’ascensore, le porte aprirsi ed una voce maschile dire:

-Ehi che sta succedendo qui?-

            Due uomini e sono anche armati. Ho sentito lo scatto del proiettile inserito in canna. Male: se sono nervosi potrebbero cedere troppo facilmente alla tentazione di sparare. Ma chi sono? Gangsters o guardie di sicurezza dell’hotel? Ecco una delle poche volte che vorrei essere in grado di vedere. Forse lo capirei subito.

            Lady Bullseye approfitta del mio attimo di perplessità per liberarsi. Ho la sensazione che nemmeno lei sappia chi sono questi.

-In piedi chiunque voi siate.- intima uno di loro -Mani bene in vista.-

-Ehi, Bill…- esclama l’altro -… io quello lo conosco: è quel supereroe di New York, Devil. La donna…-

            Non finisce la frase. Lo spillone di Lady Bullseye gli trafigge il collo. Mi maledico per non essere stato capace di impedirglielo.

            Mi getto su di lei mentre l’altro uomo le spara. Il proiettile la manca e così pure io. Lo shuriken che lei ha lanciato, invece, colpisce il bersaglio e sento il grido di agonia dell’uomo.

            Corro verso di lui. È ancora vivo ma ne avrà per poco se non arrivano in fretta dei soccorsi. Non avverto più la presenza di Lady Bullseye. Starà usando il suo trucchetto per rendersi invisibile ai miei sensi ma non posso pensarci adesso. Recupero il cellulare dell’uomo e chiamo il 911. Sento le porte dell’ascensore chiudersi.  Lady Bullseye quasi certamente ma non ho tempo di preoccuparmene.

 

            Dover restare sotto sorveglianza della Polizia di Las Vegas è già abbastanza brutto ma spiegare a tua moglie che sei ancora una volta nel mirino di un gangster che ti vuole morto è decisamente peggio.

-Non devi preoccuparti, Doris.- tento di rassicurarla -La Polizia mi tiene d’occhio ventiquattr’ore su ventiquattro ed è decisamente improbabile che riprovino a rapirmi od uccidermi.-

<<Scusa se la cosa non mi tranquillizza, Ben. Las Vegas non-è New York. Non c’è un Kingpin a dire che non devi essere ucciso.>> replica Doris.

            Evito di ricordarle che una volta Kingpin ha ordinato ad Elektra di uccidermi ed un’altra mi ha fatto spezzare una mano. Continuiamo a parlare ancora per un po’ ed infine ci salutiamo.

            Ho cercato di rassicurarla ma io stesso sono poco convinto: Nicky Cavella è un mezzo psicopatico e nonostante tutto potrebbe ancora provare a farmi uccidere. Quella detective, Willows, ha detto che lo avrebbe arrestato, ma anche che era scettica sul riuscire a trattenerlo e temo che avesse ragione.

            Accidenti, quanto mi manca New York,

 

 

3.

 

 

            Malcolm Peterson si dà dello stupido per essersi fatto sorprendere così facilmente. Ai vecchi tempi non sarebbe successo.

-Non stavo seguendo nessuno, Miss.- replica senza voltarsi -Sono uscito solo per prendere una boccata d’aria. Dopo un po’ l’aria la dentro diventa soffocante.-

-E dovrei crederti?- ribatte la ragazza -Ho visto lo sguardo che avevi quando ti sei girato a guardarmi: mi hai riconosciuto.-

-Niente affatto. Non ti avevo mai visto prima. Ero solo sorpreso di vedere una ragazza bella ed elegante come te in un posto come questo. Tutto qui. Non sembra proprio il tuo genere di locale.-

-Uhm. Potrebbe essere. O sei sincero o sei uno dei migliori bugiardi che abbia mai incontrato.-

-La prima ipotesi è quella giusta, puoi credermi. Sono puro come un giglio.-

            Lei scoppia a ridere e replica:

-Ne dubito molto vista la tua reazione. Non te la sei fatta sotto ed anzi sei rimasto calmo. Non è la prima volta che ti puntano contro una pistola, vero?-

            Nella mente di Peterson passano rapide le immagini di un tempo lontano quando aveva un’altra vita ed un altro nome. Ricorda una situazione simile a questa, il motivo della sua nuova vita. Sospira e dice:

-Immagino che sarebbe inutile negarlo. Ho pensato che se avessi voluto spararmi lo avresti fatto subito.-

            Mentre parla Peterson si gira e lui e la donna di nome Della si fissano negli occhi. La ragazza sorride e dice:

-Molto bene, per questa volta ti crederò ma la prossima volta che dovessimo incrociarci sarà meglio che tu finga di non conoscermi o altrimenti…-

            Non finisce la frase, ripone la pistola nella borsetta e si avvia alla sua Lotus. Peterson rimane a guardarla finchè l’auto non si allontana e pensa che è stato decisamente fortunato.

 

            Rientro nella nostra suite al Coliseum e Natasha è già lì impegnata in una conversazione telefonica con la nostra bambinaia a New York. Fatico ancora a rendermi conto di essere il padre di due gemelli e che la madre sia proprio Natasha. Probabilmente anche lei si chiede se con la vita che facciamo sia stato giusto mettere al mondo dei figli- Beh, inutile chiederselo adesso.

            Natasha mi passa il suo cellulare e parlo anch’io con l’efficiente Daisy Dugan, nipote del vecchio Dum Dum. Mi chiedo se quando ha accettato l’incarico suo nonno o Nick Fury le abbiano detto chi sono davvero ma è molto improbabile conoscendoli. È un dubbio che mi toglierò un altro giorno. La cosa importante è che i miei figli stiano bene e che presto sarò di nuovo con loro.

            Mentre restituisco il cellulare a Natasha le chiedo:

-Allora com’è andata?-

            Lei mi ragguaglia su quello che le è successo ed io le racconto del mio scontro con Lady Bullseye e del fatto che si è lasciata dietro un morto ed un ferito grave. Per fortuna la Polizia mi ha creduto quando ho spiegato la situazione

-Credi che sia coinvolta anche la Yakuza?-[3] mi chiede Natasha alla fine.

-Non credo ma non me la sento di escluderlo del tutto.- replico.

-Beh, ci penseremo in un altro momento. Adesso è ora di cena e siamo ospiti di Mrs. Berengetti. Un modo di ringraziarmi per averle salvato la vita.-

-Ah… devo mettere lo smoking?-

-Potrebbe essere un’idea. Intanto che ne dici di farmi compagnia sotto la doccia?-

-Il miglior invito che abbia ricevuto stasera.- replico…e sorrido.

 

            Quando arrivo al bar del Coliseum non sono troppo sorpreso di trovarci Alexander Bont.

-Urich!- mi chiama -Si sieda con me. Detesto bere da solo.-

            Alexander Bont era il leader della Mafia Irlandese di Hell’s Kitchen una trentina di anni fa poi la sua fortuna finì e fu condannato all’ergastolo per vari crimini. Poco tempo fa è stato graziato perché ha un cancro allo stadio finale. Morirà tra sei mesi, dice.

            Faccio un cenno al poliziotto di scorta per dire che è tutto a posto e mi dirigo al tavolo di Bont. Mi siedo davanti a lui mentre mi dice:

-Ho sentito che quel giovane idiota di Nick Cavella l’ha fatta rapire e voleva farla seppellire nel deserto.-

-E lei come fa a saperlo?-

-Diciamo che ho ancora qualche amico che mi tiene informato.-

-Nella polizia o nella mafia?-

            Bont accenna un sorriso e risponde:

-Si aspetta davvero che glielo dica? Intanto, però, ho una buona notizia per lei: Nicky Cavella non cercherà più di ucciderla ed anche la sua amica Nelson non corre pericoli.-

-E questo, invece, come lo sa?-

-Wolf Dietrich non è uno stupido: l’uccisione di due giornalisti di cui una è la sorella di un ex procuratore federale attirerebbe troppa attenzione in questo momento compromettendo i suoi piani e poi voi due non avete scoperto nulla di compromettente per lui.-

-E quali sarebbero questi piani?-

-Impadronirsi di Las Vegas ovviamente Controllarne le principali attività legali ed illegali come non avviene più dai tempi di Bugsy Siegel o quasi. Se ci riuscisse, trent’anni di sforzi per escludere il crimine organizzato dagli affari più lucrosi non sarebbero serviti a nulla.-

-Sembra quasi che le dispiacerebbe.-

-La sorprende? Immagino che non mi crederebbe se le dicessi che trent’anni di carcere mi hanno aiutato a rivedere alcune cose.-

-Diciamo che potrei concederle il beneficio del dubbio. Pensa che Dietrich potrebbe riuscire nel suo intento?-

-Ne ha i mezzi e non manca anche di alleati. Lo sapeva che una parte dell’opinione pubblica cittadina rimpiange i tempi della mafia perché si poteva andare in giro fino a notte fonda senza quasi timore di essere rapinati o peggio e le gang di strada non esistevano? La mafia era più efficiente della polizia in un certo senso. Dopotutto certe cose nuocevano agli affari.-

-L’ho sentito dire.-

-Sulla strada di Dietrich ci sono, però, due grossi ostacoli.-

-E sarebbero?-

-Uno è Suzy Berengetti,. Se si aggiudicherà i beni del defunto Damian King morto senza eredi che saranno messi all’asta la prossima settimana bloccherà definitivamente ogni tentativo di Dietrich. Per questo motivo ha gia cercato di ucciderla due volte.-

-E l’altro ostacolo?-

-L’unico uomo di cui di cui Dietrich ha veramente paura e che sostiene la causa di Miss Berengetti, il vero attuale padrone di Las Vegas anche se le concede l’illusione di essere libera.-

-Lei sta parlando di…-

-Harold Howard ovviamente. Ne è sorpreso?-

            Forse dovrei, ma non lo sono davvero. Dietrich sta puntando davvero in alto. Forse troppo perfino per lui.

 

 

4.

 

 

          A New York è ancora troppo presto per cenare e Franklin Nelson, Foggy per gli amici, è ancora nel suo ufficio dello Studio Legale Nelson, Murdock & Blake e non è solo. Con lui ci sono: Becky Blake, socia amministratrice dello Studio, donna in gamba e di carattere che non ha permesso al fatto di essere rimasta paralizzata dalla vita in giù di rovinarle la vita; Willie Lincoln, capo della Squadra di investigatori dello Studio, ex poliziotto afroamericano  che si è ricostruito una vita soddisfacente dopo che una granata in teatro di guerra lo ha reso cieco ed infine una giovane donna bionda ed elegante il cui nome è Elaine Kendrick, anche lei parte dello staff di investigatori.

            Dopo essersi schiarito la voce Foggy si rivolge finalmente a loro:

-Ho un’indagine da affidarvi. Riguarda uno dei casi del consultorio di Hell’s Kitchen e quindi sarà un lavoro pro bono,[4] ragion per cui se Becky non autorizza la fatturazione delle vostre ore di lavoro allo Studio vi pagherò di tasca mia.-

-Dicci di che si tratta Foggy, poi prenderò una decisione.- replica Becky.

-In parole povere, qualcuno sta cercando di sloggiare i residenti di un palazzo di Hell’s Kitchen usando anche tattiche sporche o così sembra. I maggiori sospetti sono nei confronti di una società immobiliare che ha rilevato la proprietà di quasi tutto l’edificio: una certa Urban Development Consortium. Il cui scopo sarebbe riconvertire l’immobile in un condominio di lusso una volta che ne avranno scacciato gli attuali inquilini.-

-La chiamano gentrificazione e sta avvenendo in molti quartieri popolari forzando l’emigrazione dei vecchi residenti che non possono permettersi i nuovi affitti.- commenta Elaine Kendrick.

-Ho cercato in rete ma non sono riuscito a trovare nulla sui soci di questo fantomatico consorzio e sugli amministratori.- prosegue Foggy - Quando ero Procuratore Federale non avrei avuto problemi a scoprirlo, mi sarebbero bastate un paio di telefonate ma ora sono tagliato fuori anche se qualcuno probabilmente mi aiuterebbe lo stesso ma non voglio forzarli se non ci sarò costretto per cui questo sarà il vostro compito, oltre a scoprire se chiunque ci sia dietro stia davvero usando tattiche illegali.-

-Ci metteremo subito al lavoro.- replica Willie -E non preoccuparti del compenso almeno per quanto mi riguarda.-

-Ai conti ci penserà lo Studio.- interviene Becky -Abbiamo abbastanza fondi per sostenere le spese. Il vantaggio di avere un po’ di clienti ricchi.-

-Beh… non posso che ringraziarvi tutti.- conclude Foggy visibilmente sollevato.

-Non mi sono mai piaciuti quelli che speculano sulla povera gente - aggiunge Willie -Se per una volta posso fare qualcosa, lo farò volentieri.-

 

            Il bar del Coliseum è decisamente affollato. Mi guardo intorno e rimango sorpresa nel vedere Ben Urich seduto al tavolo di Alexander Bont.  Chissà cosa avranno da dirsi?

                Mi avvicino al bancone ed ordino un daiquiri in quel momento una voce dice:

-Posso offrirglielo io, Miss…?-

                Mi giro e vedo al mio fianco un bel giovanotto afroamericano decisamente ben messo e muscoloso.

-Perché no?- rispondo -Accetto volentieri, Mr. Brown,-

-Vedo che mi conosce.- replica Jake Brown.

-Considerato che il suo nome e la sua faccia sono su un bel po’ di manifesti che pubblicizzano il suo incontro con Robert Baldini, sarebbe strano davvero che non l’avessi riconosciuta. E poi si può dire che io sia a Las Vegas per lei.-

-Per me?-

-Sono una giornalista, lavoro per il Daily Bugle e sono stata mandata qui a seguire il match… e tutto il contorno.-

                Tra cui un contorto complotto che coinvolge la criminalità organizzata. Chissà se Jake ne sa qualcosa? Ne dubito. Ha troppo l’aria del bravo ragazzo ma a volte l’apparenza inganna.

-E magari vorrebbe intervistarmi, Miss… lei sa il mio nome ma io non so il suo.-

-Candace Nelson. Puoi chiamarmi Candace, ma per favore non chiamarmi Candy.-

                Lui fa una sonora risata e replica:

-e tu chiamami pure Jake.-

                La serata potrebbe avere risvolti interessanti dopotutto.

 

            Entriamo nel ristorante del Coliseum quasi in perfetto orario. Sento dei mormorii provenire dai tavoli. Evidentemente l’ingresso di Natasha non è passato inosservato. Si è messa uno dei suoi migliori abiti da sera, o almeno così ha detto, io non posso certo verificarlo, ed ha insistito perché io e Ivan Petrovitch indossassimo gli smoking. Inutile protestare.

-Questo stupido cravattino mi stringe il collo.- borbotta Ivan -Era proprio necessario che venissi anch’io e mi vestissi come un pinguino?-

-Rilassati Ivan e per una volta sii meno orso.- lo rimprovera bonariamente Natasha -Volevi che ti lasciassi a cenare da solo in camera?-

-Non sarebbe stata una cattiva idea. Nessuna rottura di scatole ed avrei potuto gustarmi la visione di “Il grande sonno” in TV. Bogart e Bacall, che coppia!-

-Lo hai già visto almeno un centinaio di volte. Se te lo perdi stavolta non è un gran danno.-

            Un cameriere ci accompagna al tavolo dove ci attende Suzy Berengetti, proprio vicino al palco.

-Benvenuti.- ci saluta -Sono lieta che abbiate accettato il mio invito.-

-Mi scusi se glielo dico, ma mi sarei aspettato qualcosa di più… privato.- le dico sedendomi -Non pensa che sia pericoloso per lei esporsi così in pubblico dopo che hanno tentato di ucciderla?-

            Sento il suo cuore accelerare i battiti mentre risponde:

-Mi sono conquistata un ruolo importante in questa città, non posso mostrare di aver paura… anche se ce l’ho.-

-Capisco, anche se…-

-Sono ben protetta. Lei non può vederli ma qui intorno c’è un piccolo esercito di addetti alla sicurezza pronti ad intervenire al minimo cenno di pericolo. E poi non credo un sicario agirebbe proprio qui in mezzo a tanti testimoni.-

            Non ne sarei così sicuro. Il mio super olfatto ha avvertito nella sala una traccia di profumo femminile. Mi sembra familiare ma ci metto un po’ a ricordare dove l’ho già sentito: nella limousine che era nel garage sotterraneo dove Lady Bullseye ha cercato di uccidermi.

 

 

5.

 

 

            Una delle assassine al servizio di Wolf Dietrich è qui, nel salone ristorante ma dove? Mi concentro seguendo la scia del profumo e cercando di isolarlo dagli altri rumori ed odori e finalmente ci riesco. Al lato opposto del nostro, un tavolo da cui si può tenere d’occhio l’intera sala. Un uomo. Respira come un mantice, è grosso, forse della stessa stazza di Kingpin. Due donne, siedono ai suoi lati, sono giovani direi ed una ha quel profumo. Ce n’è una quarta. Ne distinguo solo il contorno grazie al mio senso radar ma improvvisamente i suoi segni vitali si sono spenti e c’è solo una donna che conosco capace di farlo, A quel tavolo c’è Maki Matsumoto o comunque si faccia chiamare adesso Lady Bullseye e di certo sa che sono qui anch’io.

-Mr. Murdock, si sente bene?- mi chiede in tono preoccupato Suzy Berengetti.

-Oh sì, mi scusi, mi sono distratto. Stava dicendo?-

-Che Miss Romanoff potrebbe aver ragione sull’attentato nei miei confronti che ha sventato oggi.-

-Natasha sa sempre quello che dice. È anche per questo che si è guadagnata la fama di essere una delle donne più pericolose della Terra.-

-Tu mi lusinghi Matt.- ribatte Natasha -Una volta forse era vero ma adesso, chissà? A proposito di quello che stavamo dicendo, lo sa, Mrs. Berengetti che Wolf Dietrich è seduto al tavolo in fondo alla sala?-

-Certo. Questo locale è mio e sono sempre informata sui suoi ospiti. Anche se fosse vero che è il mandante del mio tentato omicidio, non tenterà di certo qualcosa sotto gli occhi di decine di testimoni. In ogni caso, anche se eliminasse me, non otterrebbe nulla. Il mio socio gli sbarrerebbe comunque la strada.-

-Il suo socio? Credevo che il Coliseum fosse tutto suo.-

-Certo che lo è. Il socio di cui parlo mi affianca nel mio tentativo di rilevare i beni del defunto Damian King. King non ha avuto figli e non si conoscono suoi eredi apparenti. Lo stesso vale per sua moglie Eva, che è stata la sua erede universale prima di essere assassinata in circostanze misteriose non molto tempo fa.[5] I suoi beni saranno messi all’asta la prossima settimana. King era il secondo uomo più ricco di Las Vegas ed io non ho abbastanza soldi per rilevare tutto da sola così mi sono associata con il primo uomo più ricco di Las Vegas… anzi del mondo intero a quanto ne so.-

            Sento il respiro di Natasha quasi bloccarsi mentre fatica a restare impassibile, Forse solo io ed Ivan, che la conosce fin da bambina, siamo, per motivi diversi, capaci di cogliere il leggero tremito nella sua voce mentre dice:

-Lei sta parlando di…-

-Harold Howard, naturalmente.-

 

            Alexander Bont mi guarda e dice:

-Immagino che quanto le ho detto abbia stimolato la sua curiosità.-

-Decisamente.- replico -Se le cose stanno come dice, prevedo che la situazione si farà molto calda.-

-Previsione molto facile. Stia attento a non trovarsi sulla linea del fuoco. Hanno ritirato il contratto sulla sua testa e su quella della sua amica ma questo potrebbe non valere più se capitasse nel posto sbagliato nel momento sbagliato. La sua vita non vale uno scoop non crede?-

-Me lo hanno detto in tanti. Di solito per convincermi a non indagare su qualcosa.-

-E ha funzionato?-

-Quasi mai.- replico abbozzando un sorriso.

            Pensavo di trovarmi ad aver a che fare con una storia di incontri di boxe truccati e mi ritrovo in mezzo ad una cospirazione politico-finanziaria. Questo neanche Robbie lo immaginava quando ha mandato me e Candace qui, ma apprezzerà una storia come questa… se sopravvivrò per raccontarla

 

           C’è un grattacielo di trenta piani che sorge come tanti altri nella parte sud del Las Vegas Boulevard nota a tutti come lo Strip. Come tanti edifici della zona ospita un hotel con annesso ristorante ma non è questo a renderlo un’attrazione quanto piuttosto il fatto che gli ultimi cinque piani sono la residenza privata dell’uomo più ricco del mondo ed il centro nevralgico di un impero economico che spazia tra le più varie attività.

           L’uomo in questione è decisamente eccentrico e tra le sue manie c’è soprattutto quella della privacy. Non esistono sue foto o riprese con qualsiasi tipo di telecamera che lo ritraggano. Tutti sanno il suo nome ma pochissimi conoscono il suo volto. Solo poche e selezionate persone sono ammesse alla sua presenza, gli altri devono accontentarsi di trattare da remoto o con la sua assistente personale: Miss Wright.

           Tra quei pochi non c’è sicuramente la donna che scivola non vista fuori da una delle suite e come un’ombra si muove evitando le telecamere di sicurezza oppure disattivandole quando occorre. Sofisticati sistemi di sicurezza che dovrebbero segnalare ogni tipo di pericolo o di intrusione sono elusi con estrema facilità.

           La misteriosa donna sa esattamente dove andare. Raggiunge il piano degli appartamenti privati. Nessuno in vista. Le guardie del corpo non sono ammesse a questo piano se non in casi di emergenza e nessun allarme è ancora scattato.

           La donna forza la porta con una facilità estrema mentre gli allarmi continuano a non scattare al suo passaggio. L’appartamento è buio e silenzioso. Il padrone di casa sta già dormendo? Passerà dal sonno alla morte senza accorgersene. È quasi un peccato, uno spreco delle qualità dell’assassina.

           Una luce filtra dalla porta dell’ufficio, ottimo, Sempre senza far rumore la donna apre la porta le luci soffuse rendono indistinguibile la figura seduta alla scrivania.

           Mentre si avvicina alla scrivania la misteriosa assassina parla:

-Harold Howard. Sono venuta per te.-

           Le luci si accendono di colpo e per la prima volta l’intrusa si accorge che alla scrivania è seduta una donna e non una qualunque.

-Mi dispiace, Lady Bullseye… ma Mr. Howard non è disponibile. Dovrai accontentarti di me.-

           Mentre parla la Vedova Nera fa un sorriso cattivo.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

           Decisamente poco da dire:

1)   Pur essendo un personaggio per molti versi originale, Della è ispirata a Delia la killer della saga d Sin City.

2)   Elaine Kendrick è stata creata da Bob Gale & Phil Winslade su Daredevil Vol. 2° #20 datato settembre 2001.

3)   Chi è veramente Malcolm Peterson? Potreste non scoprirlo nemmeno nel prossimo episodio… a proposito del quale…

… tutti gli intricati nodi vengono al pettine. Il destino di alcuni nostri personaggi viene deciso e qualcuno vince un titolo mondiale.

 

 

Carlo



[1] Se non sapete chi è, vergognatevi anche se avete meno di quarant’anni. -_^

[2] Candace Nelson, come visto negli ultimi due episodi.

[3] Il crimine organizzato giapponese.

[4] Per il bene ovvero gratis nel linguaggio legale americano,

[5] Misteriose per chiunque non abbia letto Marvel Knights #104.